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Pera  spadona vernina
o Pera S. Germana

 

P. Pyrus-Spadonia.       Pianta coltivata in tutta Italia. Frutto di dimensione medio-grande, di forma allungata con peduncolo inserito di lato alla sommità del frutto, a becco d’uccello; buccia verde uniforme, raramente con rosetta colorata di rosso cupo, che diventa gialla a maturazione, talvolta con un striscia rugginosa che va dal peduncolo al calice; si raccoglie nella seconda metà di ottobre; matura per Natale e si conserva fino a febbraio; polpa bianca, finissima, succosa, dolce-acidula.

 

Il conte Giorgio Gallesio (Finale Ligure, 1772 - Firenze, 1839) agricoltore, magistrato, deputato, pubblico funzionario, diplomatico, ma anche attento e illuminato studioso del mondo vegetale, nella sua pubblicazione “ Pomona Italiana ossia Trattato degli alberi fruttiferi” (Pisa 1817-1839), così scriveva:

“ L’albero del San Germano non viene così grande come quello dello Spino. I suoi rami sono più sottili; e le sue foglie, più picciole e più rare, gli danno un aspetto men fosco, ed una fisonomia chiara e diradata.

I suoi fiori sono abbondanti e di una allegagione non difficile.

I frutti resistono alle brine, ed è raro che sieno offesi dalle nebbie: una volta allegati, si sviluppano con rapidità, e se il terreno, ove è l’albero, è discretamente profondo e sostanzioso, essi vengono alla perfezione, e acquistano la maturità botanica sulla fine di Settembre, o sul principio di Ottobre. È quella l’epoca del raccolto: in quello stato la loro forma è fissata, e la loro polpa compiuta. Sono oblunghi, ovali alla corona, che per lo più è situata un poco lateralmente, ringrossati a un terzo della loro lunghezza, degradanti in seguito sino al picciuolo, ma irregolarmente, e formanti presso di questo un collo un poco ritorto in cui esso è impiantato.

La loro buccia è di un verde grigio, interrotto da diverse macchie rugginee più o meno dense, e sempre più cariche presso la corona e presso il picciuolo, che nel corpo del frutto.

Essi si conservano in questo stato tutto il mese di Novembre.

Quelli che acquistano in questo frattempo un’ammollimento che somiglia alla maturità, o sono imperfetti o sono bacati, e la loro polpa è floscia ed insipida.

Nel Novembre si comincia a mangiarne dei maturi: essi sono nella loro perfezione in Decembre e Gennaro, e se ne mangiano dei buoni ancora sino al Febbrajo: ma questi ultimi ammezzano facilmente, e la loro polpa non è più nè così delicata, nè così saporita.”-

-“ È difficile il poter tessere la storia del Pero San Germano: esso è ora esteso in tutta l’Europa, nè vi è Pomona che non lo descriva. Questo nome però non è antico, e non si trova in alcuno degli scrittori che hanno parlato di frutti prima di Duhamel. Io l’ho cercato inutilmente in Aldrovandi, in Mattioli, in Gallo, in Rullio, in Carlo Stefano, in Porta, e nel Micheli.

Non è perciò che questo Pero si debba riguardare come una varietà nuova acquistata recentemente, o tirata da poco in qua da qualche clima lontano. Esso esiste in Italia da tempi antichissimi, poichè si ritrova in tutti i giardini già spettanti ai Monaci, e specialmente ai Benedettini in piante vecchissime, e per tradizione di data antichissima. Ei si trova pure in abbondanza nelle valli più remote del nostro Appennino, e in paesi ove certamente non vi è mai stato amatore che abbia messo del lusso nella coltura.

In tutti questi luoghi è riguardato come una pianta indigena, o almeno di una coltura immemorabile, e da per tutto vi è conosciuto con un nome locale.

Nell’Appennino Ligure, e specialmente nella Pieve di Alberga, ove è comunissimo, vi riceve il nome di Pero Limone. A Pontremoli in Val di Magra si chiama Pero di Gerusalemme. In molti altri luoghi d’Italia l’ho trovato col nome di Pero Spadone da Inverno: in alcuni ancora col nome di San Germano.

Chi potrà mai fra tanti nomi conoscere il primitivo? e chi potrà asserire che ne abbia avuto mai uno generale?” -

-“Ora essa si trova in tutti i Pomarj d’Europa. Io non so se in Oltramonti abbia in ogni paese un nome volgare, come lo ha in Italia: solo mi è noto che i loro Pomologi vi hanno applicato da per tutto il nome di San Germana, e che non si conosce più nel commercio che con questo nome.

Duhamel la descrive come una delle migliori pere di Francia: Mayer la colloca nella famiglia delle Burré.

La Pomona Londinense la descrive al N. 5. sotto il nome di Pera San Germana (The True Saint-Germain Pear.) e vi attribuisce tutti i caratteri della nostra Spadona Vernina.”-

 

 

 

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Pera  Spina Carpi

 

P. Picena.     Antica varietà di origine italiana,già nota agli antichi romani (pera picena).  Albero vigoroso, rustico, a produttività elevata e alternante. Il frutto è turbinato appiattito, con peduncolo lungo sottile e ricurvo; buccia liscia lievemente ruvida, resistente verde, verde chiaro, giallastra a maturazione con lenticelle rugginose; pezzatura media, con peso medio gr. 150-200. La polpa è bianco-giallastra , semifine, soda, granulosa, acidula zuccherina  aromatica e succosa. Si raccoglie dalla seconda decade di ottobre, si consuma da novembre e si conserva fino ad aprile.

Vi è una pianta ormai vecchia lungo la strada per Nave in località Rebe.

Giorgio Gallesio nel suo trattato così la descriveva:

Il Pero Spino è una varietà che si può chiamare Italiana. Essa trovasi solamente nella nostra Penisola, e vi è così generalizzata, che forma, quasi da per tutto, il fondo del commercio dei Frutti d’inverno, e l’ornamento giornaliero di tutte le tavole.

La pianta del Pero Spino non viene grandissima, ma spiega una testa piena e regolare.

I suoi rami s’allargano orizzontalmente, ma le sue messe sono piuttosto erette che pendole. La foglia è di grandezza mediocre, e pende da un picciolo lungo e sottile.

Il fiore largo e bianco, è appena sfumato di una velatura di rosso.

Il Frutto è grosso, depresso sulla corona, decrescente verso il peduncolo, e si può dire fatto a campana, ma con la superficie irregolare.

La buccia, aspra al tatto, verdastra quando si coglie, e qualche volta velata di rosso da un lato, si tinge nella maturità di un giallo sparuto.

La polpa non ha la morbidezza delle Pere Butirre, nè il croccante delle Pere Campane, ma è dolce, delicata, e senza la minima apparenza di acido. Nel principio della sua maturazione essa ha un poco di quella rigidezza di fibra che fa il carattere delle Frutte croccanti; ma la perde poi avanzandosi in maturità, e diviene morbida o liquescente. Bisogna però mangiarla nel suo giusto punto per sentirne tutta la bontà; poichè se si apre prima che sia fatta, è dolce, ma ha un poco di asprezza; e se poi si lascia passare, diventa mézza, ed il suo sapore, naturalmente gentile, si cambia in un dolcigno poco gustoso.

La cultura di questa varietà non differisce da quella degli altri Peri. Essa viene benissimo in tutti i climi di una temperatura media; ma teme i vapori marini, e dove questi dominano, è soggetta ad essere annebbiata.

Il tempo della raccolta delle Pere Spine, si può stabilire fra il finir di Settembre ed il cominciare di Ottobre. Se si staccano troppo presto, esse sono soggette ad invizzire senza maturare; se poi si tarda di troppo si rischia di vederle passare, nel principio dell’inverno, dallo stato di acerbità a quello di decomposizione, senza intermedio. Quindi è che per coglierla, bisogna spiare il punto della sua maturità botanica, poichè da questo punto dipende la perfezione della sua seconda maturità, ossia di quel principio di decomposizione lenta, che la rende propria al nutrimento dell’uomo, e grata al palato.

La Pera Spina è una delle migliori fra le pere vernine. Io la credo sconosciuta in Francia, non avendola mai potuta vedere nè a Parigi nè a Lione, e non trovandola accennata nè da Duhamel, nè da alcun altro Pomologo. La credo ignota egualmente in Germania, avendola ricercata inutilmente in Vienna, e presso i Pomologi di quella Nazione. Il primo luogo ove l’ho trovata entrando in Italia è il Mercato di Trieste; ma in seguito delle ricerche che ho fatto per riconoscerne gli alberi, ho verificato che essa non è coltivata in quel paese, ma che vi è portata dalla Terraferma Veneta e dal Modanese. Io l’ho incontrata in tutti i mercati della Lombardia, ove è abbondantissima, e primeggia in tutte le tavole; ma comincia a divenir rara al di là del Po, e pare quasi sconosciuta in Piemonte. Essa ricomparisce nel Genovesato, ove è frequentissima e molto pregiata, e dove riceve dei nomi diversi, secondo i diversi paesi nei quali è coltivata.

In Genova è conosciuta sotto il nome di Pera Passana (Peiro Pascian). Nella Riviera occidentale della Liguria è detta Pera Succotta da Inverno. Riprende il nome di Pera Passana nella Riviera orientale sino alla Spezia. In tutta la Val di Magra sino a Pontremoli è chiamata Pera Casentina. All’entrare in Toscana prende il nome di Pera Spina. In tutta la Lombardia, da Bologna sino a Pavia, e da Pavia sino a Trieste, è nota sotto il nome di Pera Spina-Carpi.

Questa varietà deve essere riportata alla Pera Picena degli Antichi, che era celebratissima in Roma, e che gareggiava colle Pere Sigine e colle Sirie.

Le sue buone qualità, e l’estensione che aveva presa la sua cultura, l’han fatta passare sino a noi, ed è da desiderarsi che si propaghi in tutti i paesi, potendo gareggiare in bontà colle migliori Pere Vernine, e superandone tutte in durata.

 

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Pera  di S. Anna

Pera  di media dimensione a maturazione estiva. Viene detta di S. Anna perché matura verso la ricorrenza di S. Anna a fine luglio.  Difficile stabilire a quale varietà corrisponda. Potrebbe essere la “Pera reale” ma ho molti dubbi al riguardo. La buccia è verde e a maturazione diventa gialla con sfaccettatura rossa. La polpa è bianca,croccante, ricca di succo. Si conserva poco perché ammezzisce rapidamente cioè la polpa interna cambia colore, imbrunisce e diventa molle. La pianta è robusta e può raggiungere notevoli dimensioni.

Nel centro del paese, a fianco della strada provinciale, vi è una pianta ormai vecchia, con alcuni rami secchi, ma per fortuna ancora vitale e in produzione.

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Pera Passa-tutti

 

Pera di piccola-media dimensione a forma ovoidale con picciolo allungato.  Colore della buccia verde che a maturazione vira verso il giallo con sfaccettatura rossa sulla parte esposta al sole. La polpa è bianco-giallo, leggermente granulosa, acidula. L’albero è di piccole dimensioni, non molto vigoroso. L’epoca di raccolta è in ottobre con maturazione in dicembre. Vi è una pianta sul lato della strada per Nave in località Rebe.

Consultando vari testi mi sembra una pera Passa-tutti, indicata da Gallesio nella sua “Pomona italiana” come P. Pyrus veneta  ma non mi sento di affermarlo con decisione. Potrebbe essere anche una Pera Butirra Diel. Spesso queste piante nascono da seme e quindi vi è una forte variabilità genetica.

 

Questa è la descrizione che ne da Gallesio:

La Pera Passatutte è una delle poche frutte che corrispondono colle sue qualità al nome che hanno ricevuto.

È una pera vernina che comincia a maturare in Novembre e dura sino al Natale: ha una grossezza mezzana, tondeggiante alla corona, rilevata nel centro, e appena degradante nel collo, ove finisce in un picciuolo piuttosto lungo. La sua buccia è giallognola, colorita da un lato di un rosso vivissimo che la rilieva in un modo aggradevole. La polpa è croccante, gentile, sugosa e di un sapore squisito.

La pera che abbia più analogia colla Passatutte è la Pera Spina quando si trova nel suo stato di perfezione; ma bisogna osservare che questo punto di bontà non è comune nelle Pere Spine nel mentre che non manca mai nelle Passatutte.

Io sono stato due mesi fa a Venezia nella stagione di queste pere, e ne ho mangiate quasi ogni giorno senza che me ne sia andata a male alcuna. Ho osservato che quando eccedono in maturità ammezziscono come le altre, ma non volgono a tale stato per sorpresa come succede alle Angeliche, nè si arrestano nella loro maturazione avvizzendo e disseccandosi, come succede alle Pere Spine quando non hanno acquistata la perfezione botanica alla pianta.

La maturazione delle Passatutte è graduale e sicura; e dal momento che il verdastro della buccia si volge in giallo, esse cominciano ad immorbidirsi e a spiegare un sugo squisito che aumenta in proporzione che si avvicinano al punto della loro maturità, ma che eguaglia sino da principio quello delle pere più pregiate.

La Pera Passatutte è una varietà della Terraferma veneta, e pare rara anche in quei paesi. Io non ne ho trovate che nel mercato di Venezia, ove comparivano ogni due a tre giorni a piccioli panieri, e dove si vendano carissime.

Mi è stato assicurato che si coltivano nel Vicentino e nel Veronese, ma non mi è riescito mai di vederne in quei paesi. Ve ne sono nel Bresciano, ove si conoscono sotto il nome di Pere Norgal, nome che si trova negli antichi cataloghi dei Pepinieristi di Verona, e in quelli di Vicenza. Il Sig. C. Giuseppe Cernassai di Udine, coltivatore instruito e dilettante di frutti, mi ha assicurato che il Passatutti si coltiva nelle colline del Lago di Garda, a Montecchio, a San Gio. Illarione e in Gorizia, ove riceve il nome di Pero Filippo perchè le prime pere che vi furono portate si pagarono un filippo l’una.

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Pera Madernassa

 

Pera di media dimensione, piriforme con picciolo allungato.  Colore della buccia verde che a maturazione vira leggermente verso il giallo e che presenta spesso rugginosità e numerose lenticelle.  La polpa è bianco-giallo, a volte con  granuli duri, acidula e che a maturazione diventa molto dolce e succosa. L’albero è di medie dimensioni, non molto vigoroso. L’epoca di raccolta è nella prima quindicina di  ottobre con maturazione alla fine di novembre, primi di dicembre. Vi è una pianta ormai vecchia sopra il paese di Staineri in località “Sora le cae”.

La Madernassa è una pianta originaria del Piemonte, ibrido del Martin Sec con una varietà locale. Potrebbe però essere anche un Martin bianco o una butirra vernina.

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Pera  Bergamotta

 

Pyrus bergomatica. Ulisse Aldovrandi ( !522 – 1605) botanico bolognese la descrive nei suoi testi ma già Plinio il Giovane la cita. Pera di piccole dimensioni, maliforme (a forma di mela) con peduncolo lungo e sottile. Buccia verde chiaro con lenticelle numerose e piccole. Alla raccolta, in settembre,  quando il frutto è duro la polpa é di colore giallo-crema, astringente, immangiabile; a maturazione quando la polpa diventa bruna, cioè dopo la fermentazione durante la quale si verifica la perdita della tannicità e la formazione di zuccheri semplici, la polpa un po' granulosa diventa gradevole. L’albero è vigoroso a portamento espanso e con produttività costante, medio-elevata. Un esemplare è presente a Staineri a nord-est dell’abitato, vicino alla casa dei micheloni.

Da ricerche fatte su testi di botanica questo pero potrebbe corrispondere ad una delle diverse varieta di bergamotte, alla bergamotte d’etè. In Piemonte viene indicata anche come tomin mentre in Abruzzo nella Valle del Giovenco viene descritta la pera carbone che presenta le stesse caratteristiche.

 

 

 

 

 

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